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Nel panorama delle persone che ci tocca di frequentare quasi quotidianamente, ecco spuntare una figura dominante ma ai margini della realtà percepita.
È colui che non riesce a mimetizzarsi tra i suoi pari: potremmo definirlo un camaleonte evidente e immaginarlo preso in giro dagli altri per il fatto che nessun rettile come lui penserebbe mai a simularne uno identico, tranne lui.
Gli altri, ça va sans dire, siamo noi: che invece conosciamo l’arte della mistificazione a menadito, uomini e donne – queste ultime hanno molto apprezzato la recente moda dei capi mimetici in stile militare, sfoggiato per ogni ordine di indumento e taglia.
Lui invece, il nostro camaleonte, non indosserebbe mai nulla di tanto comune che non sia comune a ciò che identifica come normale e, chiudendo il circuito dell’ovvio, si mostra al naturale, risultando fin troppo originale.
In questo bisogna dire che riesce bene, poiché tutti lo notano senza rendersene conto: nel suo ambiente è l’unico che fa quello che dovrebbero far tutti, per esempio: in un ufficio, è l’unico che lavora.
Intendiamoci, non è che lavori solo lui ma, nel gioco che facciamo tutti dell'”essere qualcuno che non si è”, lui resta l’unico che “è” e nient’altro, quanto meno per mancanza di immaginazione.
Quindi per essere sé stessi al meglio, non resta altro da fare che fingere di essere come gli altri dovrebbero essere: nel corso della sua massimizzazione sociale non c’è molto da andar per il sottile, ne va della propria sopravvivenza.
Alla gente piace lo “sport”, come dato certo: lui farà battute sullo “sport”, trovando inspiegabilmente il momento esatto della giornata nel quale nessuno ne starà discutendo.
Parlerà di “superstizione”, perché è un tema che tiene sempre banco tra il pubblico femminile (come lo chiama lui); nella vita vera, ovviamente, è talmente introverso che sono i suoi vicini a starglisi alla larga, eppure ne discorrerà come se sopportasse un’esistenza segnata dalla sfiga.
Naturalmente ha una storia da raccontare “sugli animali”: di solito con una punta di tenerezza prima dell’inevitabile disgrazia occorsagli.
A nessuno frega niente del gatto andato sotto una macchina – dove se no? – ma la dovizia con la quale lamenterà la sua mancanza, farà sembrare di sentirlo miagolare ancora.
Infine conosce una “barzelletta”, di quelle che non c’è bisogno di capire e che fanno ridere per un tempo esatto da non aspettarsi che ne conosca altre.
Esempi ce ne sono a iosa, chiedete un tema qualsiasi: vacanze, vestiti, astronomia o vino.
Inutile: non saprete mai quello che pensa davvero ma sempre quello che crede che pensiate vogliate sentirvi dire.
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