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Se devo immaginare qualcosa che, in futuro, unisca l’umanità intera e ci faccia sopportare gli uni con gli altri, non penso esattamente a una religione quanto a una filosofia religiosa: il buddismo e, dopo aver molto riflettuto, sono arrivato alla conclusione che solo quello ci salverà le chiappe, per usare un francesismo.
Non è questione di far raffronti con altre teologie anche perché, è evidente, sto parlando di qualcosa che sfugge alla nostra semplice comprensione, convinto come sono che ogni giorno che riapriamo gli occhi sia quello buono per rimandare la salvezza.
L’umanità intera che si pacifica con sé stessa: andiamo…
I popoli riuniti in pace li ho visti solo in Star Trek e pure lì, io, quelli dalla faccia a metà bianca e nera, mmm, non lo so…
Ma è inevitabile pensarci anche perché, volente o meno, come occidentali abbiamo attraversato una rivoluzione dei costumi che ci ha reso particolarmente sensibili a questo tema anche se, all’epoca, qualcuno pensò bene che associare l’atto del “meditare” a certe espressioni beat, potesse rendere la cosa popolare ma diventando in questo modo alquanto aleatoria e, fors’anche, un poco demenziale.
Da allora, tante cose son cambiate, non la ricerca di una spiritualità personale che desse più risposte rispetto a altre vie più tradizionali o meno seducenti, come direbbe il mio parroco.
Certo è un problema serio cercare la propria visione interiore e, per inciso, io non faccio differenza: la vera spiritualità trovata dovrebbe, appunto, essere quella di uomini in pace col tutto ma, quando scopro di desiderare una cosa piuttosto comune – da bravo occidentale – ecco che mi ritrovo al bivio: diventare uomo più in pace col tutto degli altri, o essere uomo lasciato in pace da tutti e, in questa condizione, sì che mi andrebbe benissimo anche essere uno qualunque.
Essere buddisti a casa propria, è bello ma non è come farlo per strada, tutti i giorni e se nel tuo quartiere non rientrano le pendici Himalayane.
Sbaglierò ma ambire all’illuminazione interiore, per noi cittadini urbani e domestici, può sembrare ancora oggi, dopo tanta introspezione, far le cose a rovescio di come le intenderemmo senza: “non correre, fermati a osservare attorno a te”, “non angosciarti, rifletti”, “non essere avido, tutto l’oro della terra non ti arricchirà”.
Non c’è proprio niente di sbagliato in queste parole ma, se non siamo tutti d’accordo in linea di principio, mentre sto fermo a guardarmi attorno, qualcuno mi spingerà e, fregandomi i soldi, mi farà angosciare.
E se tutto questo fosse uno scherzo da buddisti?
Forse, la risposta zen che dovremmo dare a noi stessi, per chi ci crede, è che il buddismo potrà salvarci se smettiamo di riattarlo o interpretarlo: rendendoci conto che da questa parte del mondo è definitivamente inapplicabile.
Vederne oggettivamente le differenze con la nostra positività come assoluto, il nostro stucchevole ascetismo e i nostri sforzi meditativi nel fissare un muro bianco, potrebbe davvero aprirci alla Via.